La nobile arte della lavorazione del ferro ha una storia millenaria, che qui a Sellano ha trovato massima espressione. Percorrendo la valle del Vigi, si può sentire ancora l’eco del crepitio del fuoco che fonde il ferro, il clangore dei martelli che lo forgiano e lo sfrigolio del metallo bollente temprato in acqua fredda.
Sellano era conosciuta in tutta Europa per la lavorazione del ferro e dell’acciaio, in particolare per la produzione di lime e raspe realizzate a mano con un sistema di lavorazione tramandato di generazione in generazione dalle maestranze locali, e gelosamente custodito per secoli.
Lime e raspe: il tesoro di Sellano
Secondo la tradizione, sono stati i frati di S. Croce di Sterpare e di San Nicolò di Acquapremula ha insegnare l’arte della lavorazione del ferro agli abitanti di Sellano. Il motivo, presumibilmente, fu il tentativo di risollevare il territorio messo a dura prova dalle invasioni e dalle pestilenze del '500 e '600.
Le prime testimonianze di questo mestiere risalgono infatti al XVI secolo, con un documento conservato nella Chiesa di Santa Maria Maggiore di Spello che cita un certo Petruccio di Ranaldo da Sellano, di mestiere fabbro.
Nei secoli successivi, le testimonianze della presenza di questa maestranza nel territorio si vanno a intensificare e nel XVIII secolo la qualità dei prodotti realizzati qui era così alta che venivano smerciati ben oltre i confini regionali. In Italia, le lime e le raspe di Sellano venivano vendute in Toscana, nel Genovese, in Lombardia, nello Stato Veneto e nel Levante fino a raggiungere anche gran parte dell’Europa.
Inizialmente, l’abbondanza d’acqua e la disponibilità del carbone vegetale e animale consentiva di svolgere nella zona di Sellano l’intero ciclo di produzione: dall’estrazione del minerale alla lavorazione e forgiatura del ferro fino alla produzione delle lime e delle raspe. Successivamente, la richiesta diventò così alta che gli abitanti di Sellano dovettero iniziare a importare il ferro. Il metodo di lavorazione, invece, rimase sempre lo stesso.
I segreti del mestiere
Il processo di lavorazione che rese gli utensili di Sellano famosi in tutto il mondo rimase un segreto per moltissimo tempo, fino a quando il limaro Francesco Antonio di Sellano accolse nella sua bottega un giovane allievo milanese, scatenando una forte reazione negli artigiani del luogo.
Il segreto riguardava soprattutto la fase di cementazione e tempera, che consisteva nell’infornare i pezzi su un letto di fuliggine con aggiunta di sale e polvere di corna per gettarli poi nell’acqua fredda; un procedimento che aumentava la durezza del metallo ed evitata la deformazione dei denti.
… poi toccava ‘nsabbialle, dicimo, mettece la fuliggina, sale, corno so se che ci mittiano, poi le mettevano al forno, quando erano rosse rosse se buttavano drento ll’acqua, magari toccava ripassalle, tutte ripulille cuscì, poi je se dava l’olio bianco, poi je se dava una porporina pe non falle arruggini, c’ hanno tanti passaggi, proprio tanti tanti tanti - Rosina Bernardini
Un altro segno di grande qualità dei prodotti era l’arricciatura o picchiettatura, ovvero la creazione dei denti che caratterizzano le raspe. Prima le barrette di ferro venivano riscaldate alla forgia e sagomate in forma e dimensione, successivamente dentellate con uno scalpello di acciaio.
Questo procedimento richiedeva una particolare abilità e veniva eseguito su un dischetto ricavato da un tronco d’albero su cui veniva fissato un blocco di piombo (poi di alluminio), rivestito di cuoio. Il cuoio permetteva di proteggere le raspe e di non rovinare i denti già formati nella lavorazione dell’altra faccia. Il metodo di dentellatura a mano, rispetto a quello meccanico, permetteva di distribuire in modo irregolare le punte sulla superficie delle raspe garantendo una perfetta levigatura dei materiali.
I luoghi delle principali maestranze di produzione
Alla produzione di lime e raspe provvedevano piccole imprese artigiane a carattere familiare. I principali centri di produzione furono Villamagina, Casale, Ottaggi, Postignano, Pupaggi, San Martino e Vio.
In tutto il territorio sellanese, nell’Ottocento sorgevano all’incirca una ventina di imprese artigiane che davano lavoro a un’ottantina di persone e producevano dalle 28.000 alle 30.000 dozzine di lime e raspe e numerosi altri utensili metallici destinati all’allevamento, all’agricoltura e alle esigenze di uso quotidiano. Le raspe...
Villamagina è la località più conosciuta per la produzione di questi utensili, in particolare per le vicende del primo Novecento legate alla “Società Cooperativa Artigiana” che ha rappresentato l’ultimo baluardo italiano di questa maestranza, oggi del tutto soppiantata dalla meccanizzazione e dalla diffusione di un mercato internazionale.
Oggi qui rimane solamente il ricordo di questo mestiere, raccontato dalla viva voce di chi ancora ne porta i segni sulla pelle e nel cuore. Uomini e donne che conoscono bene quell’antica armonia di tintinnii che riempiva l'aria e tutti i suoi segreti.
Il Museo Cittadino e il Museo della Civiltà Contadina
Gli utensili, silenziosi testimoni del tempo, sono oggi conservati in due luoghi speciali che raccontano la storia di questo angolo della Valnerina: il Museo Cittadino nel centro storico di Sellano e il Museo della Civiltà Contadina a Casarampi.
Attualmente il Museo Cittadino è in fase di restauro e tutto il materiale è momentaneamente custodito nella Biblioteca Comunale, in attesa di essere collocato nel museo assieme alla storica collezione di macchine da cucire di Angelo Rampi. Il Museo della Civitlà Contadina, invece, si trova a Casarampi e custodisce utensili e oggetti agricoli che venivano utilizzati dalle popolazioni contadine della Valnerina.
Due luoghi di connessione con il passato, in cui vi ritrovere a scoprire il forte legame tra natura e attività umane che ha contribuito a plasmare la storia e l’identità di Sellano nei secoli.