In questo periodo dell’anno, la natura torna a fiorire dopo il lungo sonno invernale. Le acque cristalline del fiume Nera e Vigi rendono l’atmosfera fiabesca e magica, mentre le vette e i pianori dell’Appennino Centrale si ricoprono di una grandissima varietà di piante, fiori ed erbe officinali: malva, equiseto, salvia, melissa, ortica, tiglio ecc.
Oggi queste erbe sono quasi del tutto dimenticate, ma fino a qualche decennio fa trovavano largo impiego sia in cucina che nella preparazione di rimedi naturali realizzati dagli speziali, che ben ne conoscevano le proprietà benefiche e medicamentose.
Tra le tante figure che svolsero questa professione a Sellano, se ne ricorda una in particolare, quella di Domenico Antonio Marchini, ricco speziale e mercante che trovò fortuna in Asia e la cui eredità aprì una controversia internazionale con Montesanto come imprevedibile origine e fulcro del racconto.
Il diamante di Montesanto
Nato nel 1671 nel castello di Montesanto, Domenico Antonio Marchini esercitò la professione di speziale al servizio del cardinale Carlo Tommaso Maillard de Tournon che, come altre figure e famiglie influenti dell’epoca, divideva il suo tempo tra Montesanto e Roma, dove svolgeva le sue attività.
Nel 1702 l’incarco portò Marchini in Oriente per una missione al seguito della delegazione Papale che, dopo la morte del Cardinale, si interruppe a Macao. Dopo vari spostamenti, nel 1720 Marchini giunse a Madras, dove si stabilì e visse fino al 1740 senza mai fare ritorno in patria.
Madras (oggi Chennai) era stata fondata dagli inglesi e divenne un importante centro mercantile, inizialmente basato sul commercio di diamanti e gestito dalla Compagnia delle Indie. Negli anni trascorsi qui non ci è dato di sapere se Marchini continuò la sua attività di speziale, ma dal testamento che lasciò se ne deduce che abbia condotto una vita più che agiata. E proprio dal testamento, dopo la sua morte, si sviluppò una vicenda romanzesca lunga 25 anni.
Nonostante avesse lasciato indicazioni molto precise sulla ripartizione dei suoi beni, la suddivisione fu molto complicata a causa di un grosso diamante difficilmente vendibile. Una battaglia legale che, come raccontato nel libro di Lamberto Gentili “Un diamante per le zitelle”, coinvolse commercianti, mercanti, prelati, banchieri, nobili intrallazzati e vari altri personaggi di varie nazioni europee, oltre ai legittimi eredi.
La vicenda si concluse solo dopo molti anni con la vendita, seppur complicata, del diamante, che fu acquistato dal Duca di Modena il quale, non disponendo della somma necessaria, lo pagò in parte con una sontuosa ma non completata carrozza che stava facendo costruire per un’amante. Carrozza che fu infine venduta al re di Napoli.
Dal mestiere dello speziale a oggi
Come dei moderni farmacisti, gli speziali conoscevano le proprietà curative di moltissime erbe spontanee e creavano miscele, impiastri, unguenti e tinture che venivano utilizzati per alleviare disturbi e malattie. Un mestiere che si diffuse già a partire dal XIII secolo in tutta Italia e che, per la grande disponibilità di piante medicamentose, in questa zona era molto praticato.
Le erbe spontanee sono una delle tante ricchezze naturali che il territorio di Sellano offre. Nei campi, nei boschi e lungo le rive dei fiumi di questa zona dell'Umbria, incontaminata e selvaggia, ancora oggi se ne trovano moltissime. Saperle riconoscere, sapere quando e dove raccoglierle e come utilizzarle è fondamentale per essere sicuri di consumare un prodotto non dannoso per la salute nel pieno rispetto dell’ecosistema e della natura.
Inoltre, rappresentano un legame con il passato che è sempre più importante non dimenticare. Le persone più anziane ricordano ancora aneddoti e "miracolose preparazioni" realizzate con foglie, fiori e radici. Racconti e tradizioni che oggi tornano a vivere grazie a manifestazioni e iniziative come quella del DigiLab della Bliblioteca Comunale organizzata per i ragazzi delle scuole medie, per trasmettere loro conoscenza, amore e rispetto per la nostra terra.